mercoledì 19 marzo 2014

Il VeNdiTore MeRavIgLiAtO
Di mestiere faccio il venditore. All’inizio pensavo che la vendita non fosse proprio nelle mie corde, poi pian piano mi sono forgiato per questo mestiere e lo sono diventato. Faccio il venditore. Il mestiere più bello del mondo continuava a ripetere un mio responsabile, ben sapendo che proprio così non è, ma bisognava pure che egli motivasse chi gli stava davanti. E una qualche ragione pure ce l’aveva. Perché la vendita muove la ragione, ma soprattutto l’emozione del cliente. Buona parte della sua riuscita riposa nell’aver sollecitato un’emozione, aver smosso qualcosa che si rintanava nei reconditi anfratti della psiche del cliente. E le casistiche sarebbero qui infinite, perché siamo in tanti a comprare e miriadi le emozioni che ognuno prova davanti ad un bene materiale o immateriale che si vuole per sé.

Non voglio qui parlare della vendita in sé. Andremmo per le lunghe e poi, come ho detto, non sono così  ferrato. M’interessa qui sottolineare una semplice considerazione. Vendere ed acquistare è quasi sempre una necessità. Come potremmo vivere altrimenti? Anche barattare, se non è proprio una vendita, in fondo mette in relazione almeno due persone o gruppi umani. Perfino il dare gratuitamente, quindi un regalo, non una vendita, pone in gioco la relazione. Ecco è la relazione il ‘quid’ di cui parlo. Quando avviene uno scambio fra uno che vende e uno che acquista s’instaura una relazione. Che va ben oltre quel legame di fiducia che pure è necessario. La relazione dovrebbe avvenire fra due pari e non fra uno che sospetta e l’altro che tenta di coinvolgere, perfino di sedurre, affabulando. Quelle rare volte che la relazione diventa altro dalla semplice e nuda vendita e cioè rispetto reciproco, ascolto non strumentale, proposta e accettazione consapevole, la vendita, diviene più vera, più umana. Quelle rare volte.

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