Il mio personale plauso (per quel che vale…) a chi ha preparato il discorso di papa Bergoglio in visita a “Yad washem” in Gerusalemme.
Citando il testo di Genesi 3,9 il Papa offre, secondo me, una traduzione corretta dell’avverbio “dove”, nella frase che il Signore rivolge ad Adamo, dopo che ebbe mangiato il frutto dell’albero proibito.
Adamo si era andato a nascondere dopo il gesto disobbediente e il Santo, sceso nel giardino, rivolgendosi a lui gli dice: “Dove sei?”.
Ho sempre pensato che quell'avverbio “dove” (אַיֶּכָּה – ’ayeka) non manifestava una semplicistica ignoranza da parte del Creatore. Come poteva non sapere dove si trovava Adamo nascosto, Colui che aveva appena creato tutto?
Piuttosto un invito pacato rivolto al primo “uomo” perché si rendesse consapevole del nuovo sé e del gesto appena compiuto. “Dove sei?” va tradotto con “Dove sei andato a finire?”.
E queste le parole di papa Francesco:
“Adamo, dove sei?” (cfr Gen 3,9).
Dove sei, uomo? Dove sei finito?
In questo luogo, memoriale della Shoah, sentiamo risuonare questa domanda di Dio: “Adamo, dove sei?”….
Uomo, chi sei? Non ti riconosco più.
Chi sei, uomo? Chi sei diventato?
Di quale orrore sei stato capace?
Che cosa ti ha fatto cadere così in basso?
Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani.
Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7).
No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato?
Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male?
Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”.
(Gerusalemme 26.05.2014)
Nessun commento:
Posta un commento